ROMA—Il documentario “Tuskers: Saving the last gentle giants” dell’organizzazione per la protezione degli animali Humane World for Animals, precedentemente nota come Humane Society International, è stato premiato con una menzione speciale al Pet Carpet Film Festival.
Il festival, che si è svolto il 27 e il 28 settembre a Roma, è uno dei principali eventi promossi dall’associazione Pet Carpet, ente culturale fondato dalla giornalista Federica Rinaudo per favorire la salvaguardia degli animali e dell’ambiente.
“Tuskers”, a cura di Humane World for Animals South Africa, è dedicato agli elefanti noti come “super tusker” o “grandi tusker”, maschi che hanno almeno una zanna del peso di oltre 45 chili. Il documentario originale, della durata di circa 16 minuti, è disponibile anche in una versione più breve. Diretto dal pluripremiato documentarista Nick Chevallier e montato dall’esperta professionista Leigh Wood, il film invita spettatori e spettatrici a riflettere sull’importanza di proteggere questi giganti gentili dalle minacce che incombono sulla loro sopravvivenza.
Obiettivo del Pet Carpet Film Festival—patrocinato da Camera dei Deputati, Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Croce Rossa Italiana, FNOVI e Anas—è dare visibilità a cortometraggi provenienti dall’Italia e dall’estero che celebrino il legame tra gli esseri umani e gli altri animali. Tra i semifinalisti nella categoria Docu Pet c’erano anche: “Nico, il cervo ritrovato” di Rachele e Fernando Di Fabrizio, vincitore della categoria; “Una famiglia allargata”, di Ermes Uaz e Francesca Bastone; “La storia di Jessica e Tris”, di Fabio Di Marcantonio.
La dottoressa Audrey Delsink, Direttrice per la Fauna Selvatica di Humane World for Animals South Africa, ha dichiarato: “Siamo grati agli organizzatori del Pet Carpet Film Festival per il loro impegno nel sensibilizzare sull’importanza della sostenibilità ambientale, in particolare per quanto riguarda il mondo animale. Per tale motivo, questo riconoscimento ha per noi un significato profondo. Ci teniamo a ringraziare anche le altre organizzazioni che hanno contribuito alla realizzazione del nostro documentario, e in particolare la dott.ssa Joyce Poole di ElephantVoices per gli anni che ha dedicato allo studio e alla protezione di questi elefanti di vitale importanza. È un onore far sentire le nostre voci—e, soprattutto, quella degli elefanti—su un palcoscenico internazionale, perché solo dalla consapevolezza può nascere il cambiamento”.
Federica Rinaudo, Direttrice Artistica del Pet Carpet Film Festival, ha commentato: “Ha vinto l’amore all’ottava edizione del Pet Carpet Film Festival, che mi onoro di aver fondato e di presiedere sia come associazione sia come direzione artistica. È stato bellissimo vedere mani e zampe che si sono realmente unite, emozionando l’intera platea. Mi congratulo con tutti i vincitori, sia quelli che realmente hanno conquistato il podio, sia quelli che l’hanno conquistato simbolicamente, perché accedere a una finale del genere vuol dire riuscire a trasmettere dei messaggi importanti, informare e sensibilizzare riguardo a ciò che ci circonda e che spesso viene dato per scontato. Un ringraziamento speciale va a Humane World for Animals, al lavoro che fate, all’impegno e alla passione che ci mettete, che è veramente evidente. Ci avete aiutato a capire un mondo un po’ più distante da noi, di questi giganti buoni, gli elefanti, che sono veramente delle creature meravigliose. Credo che da oggi saremo tutti più consapevoli di quanto sta accadendo nel mondo e di quante difficoltà esistono, di cui dobbiamo occuparci anche se non sono dentro casa nostra”.
Si stima che rimangano meno di 50 super tusker nell’intero continente africano, circa 10 dei quali si trovano nell’ecosistema di Amboseli, dove è ambientato il documentario. Questo incredibile habitat naturale, che comprende il Parco nazionale di Amboseli, si estende a cavallo del confine tra Kenya e Tanzania ed è delimitato a sud dalle pendici settentrionali del Kilimangiaro. L’opportunità di ammirare gli elefanti in un contesto simile attrae ogni anno turisti provenienti da tutto il mondo. Alcuni di loro, tuttavia, pretendono di portare a casa più di una fotografia: sono i cacciatori di trofei, che acquistano permessi per abbattere gli elefanti e accaparrarsi le loro preziose zanne, sfruttando una scappatoia legale che aggira il divieto internazionale di commercio dell’avorio.
Gli elefanti sono animali straordinariamente intelligenti che costituiscono parte integrante della cultura africana e Masai. I grandi tusker sono membri fondamentali delle loro mandrie. Ucciderli significa prima di tutto impedire la trasmissione dei loro geni alle generazioni successive. Inoltre, la loro scomparsa rischia di avere un effetto enormemente destabilizzante sugli ecosistemi, portando a un aumento dell’aggressività nei maschi più giovani e potenzialmente a un’escalation dei conflitti tra esseri umani e fauna selvatica, minacciando la sopravvivenza di intere popolazioni di elefanti.
Martina Pluda, Direttrice di Humane World for Animals Italia, ha concluso: “La caccia al trofeo può sembrare una problematica che non ci riguarda direttamente. Eppure, l’Unione Europea rappresenta il secondo maggior importatore, dopo gli Stati Uniti, di trofei di caccia di animali protetti dalla Convenzione sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatiche minacciate di estinzione (CITES). L’Italia, nel quinquennio 2019-2023, ha importato 188 trofei di caccia provenienti da animali minacciati dal commercio. L’elefante africano è stata la specie più importata, rendendo l’Italia il quarto maggior importatore di trofei di elefanti africani nell’UE. Tramite l’iniziativa #NotInMyWorld, cui è possibile aderire firmando una petizione, chiediamo alle istituzioni italiane di introdurre un divieto di importazione, esportazione e ri-esportazione di trofei di caccia di specie minacciate”.
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