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Addestramenti brutali e finte “staffette” alimentano il business dei combattimenti tra cani in Italia

Nel corso di una conferenza stampa al Senato, Humane World for Animals e Fondazione Cave Canem hanno sottolineato che la collaborazione tra istituzioni, Forze di polizia, organizzazioni animaliste e cittadinanza è fondamentale per contrastare questa pratica illegale

Press conference on dogfighting at the Italian Senate – June 26, 2025.

Comunicazione M5S Senato

ROMA—Il fenomeno criminoso dei combattimenti tra cani è ancora estremamente diffuso in tutta Italia, non solo al sud, in parte a causa di finte “staffette”, normalmente impiegate per facilitare le adozioni degli animali randagi, che i criminali utilizzano invece come mezzo per trasferire i combattenti da una regione all’altra. Per contrastare queste pratiche in modo efficace, occorre intervenire su più livelli, attraverso la formazione delle Forze di polizia, la sensibilizzazione della cittadinanza, la riabilitazione dei cani coinvolti, il recupero e la rieducazione degli autori di reato.

Questo è il messaggio emerso alla conferenza stampa organizzata da Humane World for Animals Italia (precedentemente nota come Humane Society International/Europe) e Fondazione Cave Canem, su iniziativa della Senatrice Anna Bilotti, che il 26 giugno ha riunito al Senato esperti, giuristi, rappresentanti delle istituzioni e delle Forze dell’ordine.

La Senatrice Anna Bilotti (Movimento 5 Stelle), ha dichiarato: “Il fenomeno dei combattimenti tra cani non è una devianza marginale. È un tassello oscuro e spregevole del mosaico della criminalità organizzata. È una piaga che lacera la nostra società e ne misura il livello di indifferenza. Eppure, oggi in Italia non esiste ancora un meccanismo sistemico di prevenzione e contrasto. Grazie al progetto ‘Io non combatto’, Humane World for Animals e Fondazione Cave Canem stanno cercando di costruire, con pazienza e determinazione, un argine culturale, formativo, giuridico ed etico contro questa barbarie”.

L’On. Sergio Costa, Vicepresidente della Camera dei Deputati, ha commentato: “I combattimenti tra cani non sono solo una barbarie contro gli animali, ma rappresentano un tassello criminale che coinvolge organizzazioni mafiose e corruzione dei minori. La collaborazione tra Humane World for Animals, Fondazione Cave Canem e le nostre istituzioni attraverso il progetto ‘Io non combatto’ dimostra che solo con un approccio integrato — formazione delle Forze dell’ordine, sensibilizzazione della cittadinanza e riabilitazione degli animali salvati — possiamo estirpare questa piaga. La recente riforma del Codice penale, che riconosce i ‘delitti contro gli animali’ e non più solo contro il sentimento umano, ci fornisce strumenti giuridici più efficaci per perseguire tutti i complici, compresi gli spettatori. È una battaglia di civiltà che non possiamo più rimandare”.

Nel corso della conferenza stampa, sono stati presentati i risultati dell’indagine sui combattimenti tra cani condotta da Carolina Salomoni e Angela Maria Panzini, beneficiarie di una borsa di studio e ricerca erogata nell’ambito del progetto “Io non combatto”. La ricerca — coordinata da Martina Pluda e Alessandro Fazzi, rispettivamente Direttrice e Consulente di Humane World for Animals Italia, e da Federica Faiella, Presidente della Fondazione Cave Canem — è stata recentemente pubblicata in due numeri della rivista “Sicurezza e Giustizia”.

Il Generale dei Carabinieri Michele Lippiello, Direttore Editoriale di “Sicurezza e Giustizia”, ha dichiarato: “La nostra rivista è diretta alle Forze di polizia, alle Forze armate, nonché alla magistratura, ma anche al mondo universitario. Nel corso della mia esperienza ultradecennale, mi sono reso conto che la comunicazione, soprattutto per i giovani, dev’essere immediata. Ci impegniamo a promuovere il principio One Health — secondo cui la salute dell’ambiente, quella degli esseri umani e degli altri animali sono collegate — con un approccio giuridico, ma anche pratico, soprattutto in ottica di prevenzione. Solo conoscendo una pratica illegale nella sua complessità, si può intervenire in modo efficace per arginarla”.

Se il ruolo dei media è fondamentale nell’educare la popolazione e favorire un aumento della consapevolezza da parte delle istituzioni e delle Forze di polizia, altrettanto significativo è il compito delle organizzazioni per la protezione degli animali. È per questo che rappresentanti di Humane World for Animals e Fondazione Cave Canem, che portano avanti ormai da quattro anni il progetto “Io non combatto”, partecipano regolarmente, in qualità di docenti, ai corsi di formazione della Polizia di Stato. Inoltre, organizzano abitualmente eventi fisici e digitali dedicati alle scuole e alla cittadinanza, fra cui un ciclo di webinar incentrati sulla riabilitazione dei cani salvati dalle lotte clandestine, e credono fermamente nell’importanza di promuovere attività di ricerca volte a una maggiore comprensione delle strategie e degli strumenti per il contrasto dei reati contro gli animali.

Martina Pluda, Direttrice di Humane World for Animals Italia, ha commentato: “Dal suo concepimento, il progetto ‘Io non combatto’ ha previsto attività formative, educative e divulgative, nonché di intervento diretto per aiutare i cani coinvolti. Questo all’interno di una rete che negli anni abbiamo tessuto, formata da Forze di polizia, medici veterinari, giuristi, istituzioni, operatori di canili rifugio. La sensibilità della Senatrice Bilotti e del Vicepresidente Costa per temi quali il benessere animale e la legalità ci fanno ben sperare per il futuro del nostro progetto e la messa in pratica delle evidenze della ricerca che abbiamo portato avanti assieme alle borsiste Salomoni e Panzini, nata nell’ottica di fornire uno strumento a tutti quei professionisti e a tutte quelle professioniste impegnati e impegnate a reprimere questo fenomeno criminoso”.

La Ten. Col. Irene Davì, Comandante del Reparto Operativo del Raggruppamento Carabinieri CITES, ha affermato: “I combattimenti tra cani costituiscono una fonte di grandi profitti per i gruppi criminali, e rappresentano una delle più cruente forme di maltrattamento degli animali. I cani vengono selezionati sulla scorta delle loro caratteristiche fisiche e attitudinali e addestrati in modo violento e crudele. L’addestramento viene affidato a persone residenti in Italia – specialmente in Emilia-Romagna, Lazio, Abruzzo, Campania e Sicilia – o in paesi esteri, come la Serbia. Le persone coinvolte hanno spesso precedenti penali legati a casi di violenza, spaccio di droga o detenzione di armi abusive. E i minori che assistono vengono indotti a considerare la violenza come qualcosa di normale”.

Federica Faiella, Presidente della Fondazione Cave Canem, ha ribadito quanto il fenomeno del combattimento tra animali sia subdolo e radicato capillarmente in ambito nazionale e internazionale. “Il progetto ‘Io non combatto’ nasce con questa consapevolezza: mettere in campo un approccio trasversale e integrato. La presentazione in Senato di una ricerca scientifica sul tema è un segnale forte. Lo è ancora di più perché questa ricerca porta la firma di due giovani donne. La battaglia contro i combattimenti del team ‘Io non combatto’ vede anche un fronte operativo che va dalla collaborazione tecnico-giuridica con Forze di polizia e magistratura, all’acquisizione della custodia giudiziaria degli animali sequestrati, fino alla presa in carico dei percorsi di recupero comportamentale, con l’obiettivo, ove possibile, del loro reinserimento in famiglia. Ciò grazie al team di professionisti specializzati nel recupero di cani interessati da alterazioni comportamentali di rilievo coordinati da Mirko Zuccari”.

Come ha evidenziato anche Angela Maria Panzini, co-autrice della ricerca pubblicata su “Sicurezza e Giustizia”, “il fenomeno dei combattimenti tra cani non è più facilmente circoscrivibile in una specifica area del territorio italiano, come in passato, poiché la sua diffusione è stata agevolata dall’ampiezza dei territori toccati dai fenomeni mafiosi. Le organizzazioni sono costrette a cambiare costantemente i luoghi dei combattimenti, per evitare di essere localizzate, e trasferiscono i cani da una regione all’altra della penisola sfruttando false ‘staffette’, i viaggi che di solito vengono organizzati per portare cani e gatti ospitati nei canili e nei gattili alle loro nuove famiglie”.

Alessandro Fazzi, Consulente di Humane World for Animals Italia ed esperto di diritto animale, ha commentato: “D’ora in poi, grazie alle riforme del Codice penale e del Codice di procedura penale apportate dalla Legge n. 82 del 2025, sarà punibile chiunque partecipi, a qualsiasi titolo, ai combattimenti: chi assiste non è più un semplice spettatore, ma un complice. Inoltre, il fatto che la riforma abbia introdotto ulteriori aggravanti, come la presenza di minori, può aiutarci ad affrontare il reato in tutte le sue forme. E la possibilità di affidare in via definitiva gli animali oggetto di sequestro o confisca a enti autorizzati, previo versamento di una cauzione, darà ai cani la possibilità di essere immediatamente inseriti in un percorso di recupero psicofisico e, laddove possibile, accolti in un contesto familiare”.

Allo stesso tempo, è necessario analizzare il contesto di provenienza e il profilo psicologico degli autori di reato, prima di coinvolgerli in specifici programmi di riabilitazione. Carolina Salomoni, co-autrice della ricerca pubblicata su “Sicurezza e Giustizia”, ha concluso: “Un approccio esclusivamente punitivo, per quanto necessario, non è sufficiente a tutelare la società nel lungo periodo. In un contesto controllato, come quello dell’istituto penitenziario, si possono ideare percorsi di rieducazione basati sullo sviluppo di empatia che coinvolgano il dogfighter, ma anche un animale non umano. La prima fase può prevedere un’interazione mediata, tramite l’ausilio di foto e video, mentre la seconda fase può prevedere il coinvolgimento di animali non umani provenienti da rifugi. Sono progetti difficili da realizzare; quindi, la collaborazione tra tutte le persone coinvolte è fondamentale”.

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questo link è possibile rivedere la conferenza stampa, mentre qui è possibile scaricare una selezione di foto.

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